Ritualità cartaginese

Rito punico a Ba’al

Le truppe puniche dell’Istituto di Archeologia Sperimentale Fianna ApPalug possono cimentarsi nella rappresentazione di un ipotetico rito punico a Ba’al, la cui dinamica è frutto di uno studio comparato volto a concretizzare e armonizzare le poche fonti disponibili sulla liturgia e la ritualitá cartaginese.

La tiara indossata dal sacerdote, cosí come la sua postura, col braccio destro alzato in posizione adorante, e il braccio sinistro raccolto, inizialmente a sorreggere una ciotola con delle offerte in incenso, sono desunti da diversi rilievi di arte figurativa punica.

La tunica lunga del sacerdote, portata senza cintura, è in lino, come previsto dalle tavolette marmoree di Cartagine (CIS 166).

Anche le offerte di incenso, olio e vino sono ricavate dalla documentazione scritta (KAI 69, cfr. A. Hirt, Punic and Phoenician religion, pp. 2-3)

La formula recitata, sia nella parte in punico dell’invocazione che nella preghiera in italiano, è tratta da CAT (The Cuneiform Alphabetic Texts from Ugarit), 1.4.7, a sua volta origine del salmo 29 del Tehillim ebraico, alla quale è stata apportata l’unica modifica della sostituzione del teonimo “Hadad” con “Melqart”, in quanto più strettamente legato all’ambito religioso barcide.

Per l‘intonazione e la ritmica della parte cantata in punico si è invece cercato di ricalcare il cantato del Tehillim secondo la melodia siriana aleppina della liturgia ebraica.

Il coinvolgimento del pubblico tramite l’offerta di fiori presso l’altare è infine liberamente ispirato a CIS 166, dove tra le offerte vengono enumerati rami di piante da frutto, in stretto collegamento con il rito ebraico della festa dei Tabernacoli (Levitico, 23-43), durante il quale i fedeli portano al tempio rami di alberi da frutto, rami di palma e salice, ramoscelli di mirto.